28 settembre 2006

Neve, Gliz e Paragliz

Torino, Porta Susa, settembre 2006
Mi alzo, faccio colazione come sempre al bar sotto casa, svogliatamente guardo oltre alle vetrine e... No, non ci credo, sono ancora li... sono passati sette mesi, inverno primavera estate e sono ancora li. Neve, Gliz e Paragliz. Unico retaggio delle olimpiadi che furono ( visto che gli impianti olimpici sono tutti chiusi ).
Neve è la femminnuccia, Gliz è il maschietto e Paragliz (aster)?
Esiste un terzo genere sessuale? Gay? Lesbo? Transgender? O il disabile è unisex?
Personalmente ritengo che le olimpiadi siano una celebrazione della bellezza del corpo umano come nell'antica Grecia. Lo riconosco è un mio limite, non apprezzo l'armonia di un corpo handicappato. Sono a disagio. Se le paraolipiadi sono una strada per permettermi di uscire dal mondo patinato dei media ed emanciparmi dovrebbero essere parte integrante dell'olimpiade: svolgersi negli stessi giorni, con lo stesso comitato, con la stessa copertura TV, con gli stessi premi e con le stesse mascotte. Non essere relegate oltre i margini del circo. Non si è neppure riusciti a pensare a una mascotte unica uguale per tutti. Non siamo stati in gradodi immaginare niente di meglio che un mondo di bambini e bambine... e di Paragliz, soli.
Viviamo in una società schizofrenica che si ricorda dell'handicap solo ogni quattro anni (e in seconda serata). Queste parolimpiadi sembrano più un circo dei freak che spettacolarizza ghettizzandole le differenze che una festa dello sport. Un evento dove tutto è para, paracerimonia, paravolontari, paramedaglie, paramascotte.
Anche la fiaccola era monca, una parafiaccola.
Vado a dormire sperando domani di non trovare più le mascotte olimpiche ma gli impianti sportivi aperti. Per tutti.

27 settembre 2006

Stadio Ex Comunale / Olimpico di Torino / Grande Torino

Prima polemica. A.A.A. Nome cercasi

Lo stadio di Frosinone si chiama "Matusa".
Matusa non è il nome di un vecchio campione del Frosinone, bensì un chiaro riferimento alla vetustà della struttura. Il soprannome dato dai tifosi è diventato col tempo il nome proprio dello stadio. Ora che è stato radicalmente ristrutturato suggerirei di chiamarlo con l'ossimoro "NuovoMatusa".
La questione del nome non è secondaria dato che "nomina sunt consequentia rerum", tranne a Torino.
Lo stadio "Delle Alpi" inadatto al calcio, di nome e di fatto, era invece perfetto, di nome e di fatto, per lo svolgimento delle cerimonie delle Olimpiadi Invernali 2006 (grande capienza, buona acustica, comodo e ampio parcheggio, vicino ad aeroporti e autostrade e dulcisi in fundo circondato dalle Alpi). Spesa prevista per l'adeguamento olimpico poche centinaia di migliaia di euro per la sicurezza.
Tutto maledettamente troppo complicato. Più semplice invece rivitalizzare un vecchio impianto (costruito negli anni 30) fu "Benito Mussolini" ora "Comunale". Nomi unici e originali. Dopo il maquillage la vicenda nomi non è mutata, per il periodo olimpico il nome è diventato come da tradizione "Stadio Olimpico". I tifosi, cui suona strano chiamare una casetta da 25.000 posti stadio Olimpico per una imbarazzante omonimia che la accomuna con strutture grosse tre volte tanto ( Roma 82.307, Monaco 69.060, Berlino 76.065, Vancouver 55.000, Beijing 91.000, Baghdad 80.000 ecc.) hanno ben pensato di chiamarlo ex-Comunale; circostanza particolare considerando che comunale prima di essere un nome proprio è un aggettivo e che lo stadio in questione è ancora proprietà del comune. Nubi avvolgono il nome futuro. Grande Torino risulta strano per uno stadio così piccolo, ironico per una squadra neo-promossa, irriverente per una società che mira a rinverdire i fasti del passato. Nonché fuori luogo per la Juve che per i prossimi anni coabiterà lo stadio (pagandone regolare affitto) e che ha dovuto già sopportare l'onta di acquistare uno stadio prospiciente la via Grande Torino.
I campioni non hanno maglia, così si dice: lo stadio di Genova è intitolato a un grande capitano del Genoa, lo stadio di Milano è intolato a una vecchia gloria Nerazzurra.
Nessuno ha mai protestato. Nome ideale per lo stadio di Torino sarebbe Vittorio Pozzo nato a Torino, giocatore Granata e indimenticabile "Commissario unico" della Nazionale bicampione del mondo e medaglia d'oro olimpica.
Anzi no. Dicevamo "nomina sunt consequentia rerum" e per un nonstadio non va bene un nome da stadio, va benissimo un nonnome...
Mi sembra già di senire Caressa in telecronaca: "Ancora pochi minuti e le squadre faranno ingresso in campo per l'attesissimo derby qui all'Anonimo di Torino."